Relazione tecnica della digitalizzazione del fondo Aljoša Žerjal “No al bilinguismo”
Introduzione
Il corpus digitalizzato in questa fase è composto da trentaquattro elementi girati su pellicole Super 8 mm prodotte dalla Kodak tra il 1988 e il 1993. Tale dato si evince dalla presenza dei cosiddetti edge code, ossia i codici riportati dalla casa madre sul margine della pellicola. Se è vero che il cineamatore può benissimo aver girato ogni singolo rullo dopo la data corrispondente ai codici, è altrettanto vero che non può averlo fatto prima delle stesse. La fase laboratoriale permette dunque di ottenere una prima importante indicazione temporale che potrà essere perfezionata, forse, in sede di analisi dei contenuti dei filmati.
Se non ci sorprenderemo per qualche minima variazione delle date effettive, è tuttavia improbabile che il periodo delle riprese si discosterà di molto dalle date dedotte dai codici, dal momento che, in presenza di una produzione così costante e abbondante, è difficile ipotizzare che il cineamatore abbia usato le pellicole più di un paio d’anni dopo la data in cui le aveva acquistate, che a sua volta è lecito supporre quasi coincidente con quella di produzione nelle fabbriche Kodak.
Ciò che importa è che possiamo affermare senza rischio di incorrere in abbagli clamorosi che questo corpus sia stato girato a cavallo dell’implosione della SFR Jugoslavia e della contestuale nascita della Slovenia indipendente. Riportiamo il numero di elementi corrispondenti a ogni anno dedotto dagli edge code:
1988 7 elementi
1989 9 elementi
1990 3 elementi
1991 3 elementi
1992 0 elementi
1993 12 elementi
Archiviazione e ispezione
La prima fase della lavorazione secondo il protocollo in uso nel laboratorio “La Camera Ottica” consiste nell’archiviazione digitale nel database del laboratorio, detto Dagma, dove sono conservati i metadati di tutti i documenti audiovisivi in esso lavorati. Pertanto è stato necessario provvedere alla rietichettatura degli elementi, con l’attribuzione agli stessi di un nuovo codice identificativo univoco composto dal numero del fondo (in questo caso 0330), dall’indicazione che si tratta di Super 8 mm(B) originali e non duplicati (O) e da un numero progressivo a quattro cifre per ogni elemento. Ogni codice Dagma relativo a elementi di questo fondo sarà dunque del tipo 0330-BO-xxxx. Fanno eccezione gli elementi 0330-BO-0015A e 0330-BO-0015B che sono stati così indicati dal momento che si trovavano nella stessa busta e che già il numero di archiviazione assegnato dal Kinoatelje teneva conto di tale fatto. Infatti, i due elementi erano stati indicati rispettivamente come “171” e “171 bis”.La verifica dei contenuti, come vedremo, ci permetterà di affermare che un tale accostamento è probabilmente casuale, dal momento che non vi è continuità né tra i soggetti filmati né per quanti riguarda l’anno indicato dagli edge code, essendo l’elemento A del 1988 e l’elemento B del 1989.
La fase di archiviazione si completa con la documentazione fotografica degli elementi e delle loro scatole nel momento in cui sono entrati in laboratorio ed è stato loro attribuito il rispettivo codice.
Si passa poi all’ispezione, che permette di verificare lo stato delle pellicole e riparare eventuali rotture e giunte decadute. Nel caso di questo fondo in particolare, l’unica difficoltà è stata rappresentata dal fatto che ogni singolo elemento non presentava coda neutra in conclusione, percui gli ultimi fotogrammi di tutti gli elementi erano piegati a causa del loro inserimento nella fessura del carter. Ai fini pratici, questa piegatura finale si traduce con un’instabilità della pellicola in corrispondenza della stessa, per cui non bisognerà sorprendersi se gli ultimi secondi di ogni copia digitale presenti sfocature o movimenti innaturali nell’immagine.
Per praticità, essendo tutti gli elementi di durata molto breve, sono stati creati due assemblaggi contenenti ognuno circa la metà degli elementi totali del fondo, che sono stati tenuti ben separati mediante l’uso di coda inerte su cui veniva scritto il codice Dagma degli elementi in prossimità. In questo modo, è bastato caricare e scaricare lo scanner solo due volte invece che trentaquattro.
Acquisizione digitale e chiusura fase laboratoriale
Le scansioni sono state fatte in 2,3 K overscan, ossia inquadrando ben oltre il limite dei fotogrammi e prendendo le perforazioni. La risoluzione di 2336x1752 pixel permette di creare delle copie di accesso in Full HD pur eseguendo uno zoom sulla sola area dell’immagine. Inoltre, le acquisizioni sono state fatte generando file DPX non compressi, mentre le copie di accesso sono state eseguite informato video H.264.
La fase di scansione è servita anche a conteggiare i fotogrammi di ogni elemento, informazione utile a determinare la lunghezza precisa degli stessi. Come riporta Alfonso Del Amo García, infatti, il passo del Super 8 mm è di un settantaduesimo di piede, ossia di 4,234 mm. La misura effettiva del fotogramma è invece di 5,69 mm x 4,22 mm2.
In totale abbiamo 98.484 fotogrammi per una media di 2897 per ogni elemento, essendo di 726 l’elemento più breve e di 3650 quello più lungo. In metri, il totale è di 416,98 m per una media di 12,26 m, con elemento più breve di 3,07 m e elemento più lungo di 15,45 m.
Acquisite le immagini, gli assemblaggi sono stati disassemblati e gli originali sono tornati nei loro carter. La coda usata per separare i singoli elementi è stata tagliata in due, in modo che ognuno di essi sia aperto e chiuso dall’indicazione del suo codice Dagma e, soprattutto, per non dover tornare ad arricciare gli ultimi fotogrammi impressi di ogni elemento nella fessura interna ai carter.
Contenuti del corpus
Andando a visionare i filmati e ad annotare i contenuti dei singoli elementi, si possono delineare dei temi ricorrenti e riconoscere in più rulli le stesse occasioni. Per il primo anno tra quelli disponibili secondo gli edge code, ovvero il 1988, scopriamo che ben quattro dei sette filmati rappresentano case e paesaggi rurali. In un caso, invece, abbiamo un filmato delle ferie al mare in Puglia. Gli ultimi due elementi del 1988 contengono invece ciò che dà il nome all’intero corpus, ossia le riprese di una manifestazione del Fronte della Gioventù e di altre realtà di destra contro il riconoscimento del bilinguismo italo-sloveno nella città di Trieste.
Passando all’anno successivo, ci troviamo di fronte a una situazione più eterogenea, dal momento che non ci sono mai più di due rulli ritraenti lo stesso soggetto. Nel dettaglio, abbiamo due filmati di cartelli stradali in cui è cancellata dai “vandali” (con la F maiuscola) la parte in sloveno, due filmati incui l’autore realizza una metafora visiva tra il filo spinato e le rose, due filmati del settantesimo anniversario dell’incendio del Narodni Dom per mano dei soliti “vandali” con la F maiuscola. Dei tre rulli rimanenti (sono nove in totale) uno è dedicato a prove di zoom in Piazza Unità, uno a delle riprese di una casa rurale e l’ultimo, infine, alla stessa manifestazione già presente nei filmati del 1988.
Mi soffermerei, in particolare, su di esso: dall’analisi approfondita dei tre filmati delle manifestazioni (due con edge code del 1988 e uno marchiato 1989) risulta oltremodo evidente che si tratta della stessa manifestazione. In particolare, si riconoscono gli stessi striscioni incedere lungo la marcia nello stesso ordine e con la stessa distanza gli uni dagli altri. Questo ci permette di postdatare al 1989 anche gli altri due elementi. Se l’evento si fosse svolto effettivamente nel 1988, non sarebbe possibile avere un terzo elemento di quel giorno del 1989. È però possibile che sia accaduto il contrario, ossia che delle tre bobine impressionate da Žerjal quel giorno una fosse di recente produzione e le altre due risalenti all’anno precedente. Inoltre, anche con i due filmati del settantesimo anniversario dell’incendio al Narodni Dom accade qualcosa di simile, dal momento che l’incendio è avvenuto nel 1920 e dunque la commemorazione non può che essere stata fatta nel 1990, a prescindere dagli edge code. Si pone tanta attenzione su questo fatto perché tali filmati sono gli unici di cui è possibile una datazione più precisa da quella che ci offre la pellicola su cui sono stati girati, complice anche l’importante indizio incontrato con i filmati della manifestazione, ci porta ad affermare nuovamente che le date indicate dai codici impresse sulla pellicola non possono essere considerate troppo attendibili, sebbene la loro presenza sia comunque fondamentale.
Procedendo con l’analisi, abbiamo tre filmati marchiati 1990 e che sono stati probabilmente girati nella stessa occasione (due su tre lo sono sicuramente), dal momento che raffigurano un viaggio in macchina per l’autostrada di Trieste, con uno sguardo particolarmente attento sul porto e su alcune periferie popolari, come Valmaura.
Per il 1991 abbiamo sempre tre filmati. In questo caso è impossibile stabilire se siano stati girati insieme, ma sicuramente trattano tutti lo stesso tema, ossia raffigurano lapidi in sloveno dedicate ai partigiani e commemorazioni partigiane.
Si salta al 1993, che marchia ben dodici filmati. Data la quantità e dato ciò che si è detto dei problemi di datazione, è possibile che parte di essi siano stati girati nell’anno successivo o in quello dopo ancora. Il tema più ricorrente è la Risiera di San Sabba, con ben quattro rulli dedicati a commemorazioni ivi svolte (bisognerebbe verificare se anche la commemorazione del 1991 sia stata filmata nello stesso luogo). Il secondo grande tema del 1993 è una commemorazione avvenuta in un cimitero di guerra austro-ungarico. Due filmati sono dedicati a monumenti a partigiani sloveni imbrattati di vernice rossa; in uno di essi appare anche uno striscione con scritto “No al bilinguismo” alle finestre della sede della Lega Nazionale. C’è poi un filmato che raffigura alcuni minuscoli borghi della Benečija, in particolare frazioni del Comune di Pulfero; un rullo è dedicato a prove di titoli di testa e l’ultimo, infine, raffigura stampe fotografiche in bianco e nero di un contesto industriale di almeno inizio Novecento. Difficile dire se si tratti di un cantiere navale, una miniera o una fabbrica.
Un ultima annotazione che vale la pena riportare riguardo ai contenuti è che gli elementi 171 e 171bis non hanno nulla in comune, come accennato in precedenza, dal momento che il primo riguarda una casa rurale e il secondo la commemorazione dei settant’anni dell’incendio del Narodni Dom. I due filmati presentano, inoltre, diverso edge code.
Riassumendo, tali micro-temi possono essere suddivisi globalmente in:
- ostilità nei confronti delle minoranze da parte di quelli con la F maiuscola, sia veri che post (manifestazione, cartelli cancellati, monumenti imbrattati)
- ricordo degli innocenti (commemorazioni in risiera, cimitero austro-ungarico, partigiani)
- contesto rurale
- macchinari portuali e industriali
Conclusione
Il corpus contenuto nella famosa scatola “No a bilinguismo” si inserisce nel contesto più ampio della ricca produzione cineamatoriale di Aljoša Žerjal. Un indizio della dimensione totale del fondo si evince anche dai numeri di archiviazione pre-esistenti dei singoli elementi che compongono questo più circoscritto corpus, che vanno da 157 a 189. La digitalizzazione del resto degli elementi potrà essere utile anche alla comprensione degli elementi lavorati in questa fase. Infatti, c’è ancora molto da scoprire per poter superare il “mutismo” di questo corpus e capire per quale scopo tale materiale sia stato effettivamente girato. Come ricorda Paolo Caneppele, infatti, i documenti sono come i bambini piccoli: innanzitutto non parlano agli sconosciuti e in secondo luogo è solo sapendo quali domande precise rivolgervi che troveremo le risposte che cerchiamo.
Dario Rizzo (1993) lavora all'Istituto per la cultura slovena di San Pietro al Natisone e dirige i progetti culturali del Centro ricerche culturali di Lusevera con un occhio di riguardo per la salvaguardia del patrimonio culturale delle Valli del Torre.
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